E' caratterizzata da contrasti di colore che rendono suggestivo il panorama. Dall'inconfondibile rocca di Caldé fino al Pasqué di Bedero, punto panoramico di incredibile bellezza, è un variare di toni dal verde dei fitti boschi all'azzurro dell'acqua che ha come sfondo la vicina corona dei picchi alpini.
Dall'articolata lettura del testo topografico si constata che i due nuclei abitati di Brezzo e di Bedero sono stati a lungo slegati anche per una oggettiva situazione territoriale che geologicamente sembra imputarsi al torrente Varesella.
L'attività della popolazione era un tempo fissata alla terra. Sui prati di montagna e di collina venivano raccolti fieno, frumento e granoturco. In minore quantità orzo, segale, piselli, lenticchie, patate, canapa.
La diffusione del castagno tutt'attorno è ben nota ma un cenno particolare merita il raccolto dell'uva: prosperava la vite alla quale erano destinati oltre 70 ettari con una produzione di 750 ettolitri di vino quasi tutto rosso. E il vino della Valtravaglia era noto a Milano già nel ‘500 dove arrivava dal lago Maggiore per via d'acqua. Tutte le famiglie erano occupate con i bachi da seta.
Gli allevatori erano ben 110 con medie di consegna sui 5000 chili a stagione. Alto anche il patrimonio di bovini, ovini e caprini con produzione consistente di latte e formaggi.
L'inarrestabile declino comincia verso il 1896 a seguito di vicende economiche e sociali – dall'industrializzazione all'emigrazione – che investono non solo il paese ma tutto il bacino dell'alto Lago Maggiore.
Per saperne di più potete acquistare direttamente dal Comune di Brezzzo di Bedero - durante i normali orari d'ufficio - il volume storico: 'IL MONTE DELLE BETULLE' (Nicolini Editore).